Messaggio di Natale di Sua Beatitudine Sviatoslav 2024
MESSAGGIO DI NATALE
DI SUA BEATITUDINE SVIATOSLAV
Prot. ВА 24/345
Ai reverendissimi Arcivescovi e Metropoliti,
Eccellenze reverendissime, reverendo clero,
reverendi monaci e monache, carissimi fratelli e sorelle
in Ucraina e negli insediamenti
… Diede alla luce il suo figlio primogenito,
lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia,
perché non c’era posto per loro nell’albergo (Lc 2, 7).
Cristo è nato! Lodiamolo!
Carissimi in Cristo!
Il Natale di Cristo ci avvolge con la forza invincibile della luce e con il calore dell’amore di Dio! Oggi il Figlio di Dio nasce nel corpo umano, assumendo tutte le esperienze della vita dell’uomo: sperimenta la povertà, il rifiuto e l’ostilità, l’indifferenza delle relazioni umane spezzate e l’oscurità dell’odio e della persecuzione umana. Dio viene esattamente laddove «non c’è posto per Lui», dove l’uomo Lo aveva escluso dal suo spazio vitale e dall’orizzonte dei propri sogni.
Nella notte di Natale le tenebre dell’anima, causate dall’uomo per via della propria indifferenza e del peccato, si ritirano davanti alla luce di Dio proveniente dal cielo nel Bambino Gesù che giace sul fieno di una mangiatoia. Con il canto angelico «Gloria a Dio nei luoghi altissimi e pace in terra…» la fredda alienazione dell’uomo da Dio e dal prossimo si trasforma in calore grazie all’avvicinamento di Dio all’uomo. Lo dice il profeta Isaia nell’Antico Testamento: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9, 1).
Allo stesso tempo, l’avvicinamento di Dio all’uomo nel Natale del Figlio di Dio dà l’inizio a un vero riavvicinamento tra gli esseri umani, a una reale riconciliazione e alla pace che viene dal cielo. In risposta alla vicinanza di Dio, che riscalda e salva la vita, i pastori dicono fra loro: «Andiamo a Betlemme!» (cfr. Lc 2, 15). Vanno insieme, cercano e trovano Giuseppe, Maria e il Bambino adagiato nella mangiatoia. Dopo aver visto il Bambino nella mangiatoia, come è stato detto loro, escono e raccontano con gioia il miracolo che hanno vissuto.
La descrizione di questo incontro ci infonde calore. Il Bambino Divino è per noi, ucraini, la luce di Dio in mezzo alle tenebre della guerra, il calore della vicinanza di Dio in mezzo alle alienazioni disumane di oggi.
Quest’inverno il nemico vuole trasformare l’oscurità e il freddo in Ucraina in armi di distruzione di massa, le armi più economiche del mondo! Ogni notte gli attacchi aerei dell’aggressore distruggono metodicamente le nostre città e villaggi, le case e le loro infrastrutture vitali, uccidendo i civili. Il nemico cerca di trasformare un paese fiorente in un deserto ghiacciato, importando in Ucraina le terre desolate della sua Siberia. Ciò che egli non può rubare, lo distrugge senza indulgenza e uccide quelli non riesce a schiavizzare. Ovunque arrivi, non lascia più spazio per nessuno: né per Dio né per l’uomo. Quanto impegno mette nel seminare il freddo, la fame, le tenebre e il proprio vuoto spirituale! Lo si può tranquillamente descrivere con le parole del profeta Davide: «Non impareranno dunque tutti i malfattori, che divorano il mio popolo come il pane e non invocano il Signore? Ecco, hanno tremato di spavento, perché Dio è con la stirpe del giusto. Voi volete umiliare le speranze del povero, ma il Signore è il suo rifugio» (Sal 14, 4–6).
Ma nonostante l’incertezza, l’ansia, il lutto e il dolore, noi ucraini celebriamo il Natale come lo facevano i nostri antenati, di generazione in generazione, anche quando eravamo sotto il dominio del sacrilego regime comunista del secolo scorso. Nei rifugi delle foreste dei Carpazi, in esilio o di nascosto nelle loro case, hanno acceso una candela natalizia come segno di fede viva, il segno della presenza di Cristo Salvatore in mezzo a noi. Quando intorno a noi domina l’oscurità, la luce del Bambino Gesù, nostro Signore, risplende ancora più intensamente! Lui stesso ce lo assicura: «Io sono la luce del mondo. Chi segue Me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12). Così, rende ciascuno di noi portatore della luce di Dio: «Voi siete la luce del mondo… Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5, 14. 16).
La luce del Bambino Gesù illumina lo spazio della speranza e dell’indomabilità nell’anima e nel corpo del nostro popolo. Circondati dall’oscurità, vediamo brillare ancora di più la luce del Natale, che è dentro di noi! Invece di lamentarci del buio, accendiamo almeno una candela di Natale! Quando sentiamo freddo, riscaldiamo almeno una persona con la gentilezza del nostro cuore, e insieme ci riscalderemo nell’amore di Dio! Diffondiamo oggi questa luce e questo calore natalizio intorno a noi.
Nel cuore della notte della prolungata aggressione russa, con la nostra testimonianza noi ucraini accendiamo la luce invincibile della verità e dell’amore di Dio. Esempi di questa luce sono il servizio sacrificale dei nostri difensori, il lavoro altruistico dei volontari, dei medici e dei cappellani, le numerose espressioni di solidarietà che mostriamo ai bisognosi nelle circostanze quotidiane di questa terribile guerra. Un segno speciale della presenza della luce di Dio tra noi sono i Centri di resilienza e di cura delle ferite di guerra, edificati grazie agli sforzi dei nostri fedeli, in cui i gruppi sociali più vulnerabili della nostra società trovano sostegno spirituale e umanitario. Questi centri, che di solito si trovano nei pressi delle nostre comunità, ricordano un luogo accogliente vicino a Betlemme, trovato da San Giuseppe per Maria, nel quale Ella diede alla luce il Bambino Gesù e lo avvolse in fasce.
In questo moderno presepe, dove grazie alla luce della solidarietà umana durante i «blackout» c’è la corrente elettrica e ci si può riscaldare, oggi si sentono i canti natalizi! C’è posto per Dio, c’è posto per ogni persona che, oltre a soddisfare i suoi bisogni temporanei, può anche rinnovare la lampada del proprio cuore per illuminare gli altri con «la speranza alla quale il Signore ci chiama» (cfr. Ef 1, 18), e per essere portatori di resilienza per chi è stanco.
Oggi il cuore di ogni ucraino credente diventa una Betlemme ospitale, dove trova rifugio Gesù, che viene da noi nella persona del prossimo bisognoso. Nei cuori dei figli e delle figlie del nostro popolo che — nelle loro terre natali o negli insediamenti — alzano al cielo le mani in preghiera e tendono una mano amica al loro prossimo, si forgia la vittoria congiunta dell’Ucraina su Erode moderno che si proponeva di distruggere il nostro popolo. Tuttavia, con la fede nel cuore, possiamo cantare il canto di vittoria sugli Erodi di tutti i tempi:
Ci benedici, o Figlio di Dio,
Donaci oggi amore,
e nemmeno il potere infernale
può separarci da Te.
Ci benedici, siamo Tuoi figli,
Cristo è nato, lodate! («Una stella nel cielo»).
In questo giorno gioioso e sereno del Natale, vi faccio gli auguri con il calore della presenza incessante di Dio. Con profonda gratitudine nel cuore, mando gli auguri ai nostri soldati, volontari, medici, operatori del settore energetico e i soccorritori. Per diversi anni consecutivi siete portatori di speranza proteggendo, sostenendo e preservando instancabilmente la vita del nostro popolo che soffre.
Mando i miei auguri anche ai nostri insegnanti e educatori, che nelle condizioni di guerra con grande dedizione trasmettono conoscenze ai bambini, coltivano in loro il senso di resilienza e insegnano a rimanere umani anche in circostanze disumane. Esprimo la mia profonda gratitudine a tutti coloro che brillano con i cuori luminosi in mezzo all’oscurità e che ci scaldano con la propria gentilezza nel gelo della guerra e della devastazione.
Faccio gli auguri a chi in questo momento è in prima linea, nei territori occupati, negli ospedali, e soprattutto a quelli che hanno perso la casa, e anche a coloro che hanno dato rifugio ai bisognosi, in Ucraina e all’estero, affinché potessero provare almeno un po’ di conforto famigliare e di gioia natalizia.
Rivolgo gli auguri di Buon Natale a coloro che piangono i caduti e i dispersi, che vegliano sui feriti negli ospedali.
Mando un abbraccio a chi è lontano dalla propria terra, ai genitori a cui mancano i loro figli, alle mogli che aspettano il ritorno dei mariti dal fronte e ai figli che pregano per il ritorno dei loro papà a casa prima possibile.
Dal profondo del mio cuore, do a tutti voi la mia benedizione paterna e auguro a ciascuno di voi — dal più giovane al più grande — , la vera gioia dei figli di Dio, una deliziosa kutia, buone feste di Natale e un felice, vittorioso, pacifico e benedetto Anno nuovo. Finché saremo in grado di risplendere e scaldarci a vicenda con le luci e i canti natalizi e con le preghiere, nessun’oscurità né il freddo ci potranno mai sopraffare!
Cristo è nato! Lodiamolo!
† SVIATOSLAV
Proclamato a Kyiv
presso la Cattedrale Patriarcale della Resurrezione di Cristo,
durante la festa del nostro Santo Padre Nicola il Taumaturgo, Arcivescovo di Mira in Licia,
il giorno 6 dicembre 2024 dell’Anno di Dio